giovedì 23 agosto 2012

Caramelle dai petrolieri


A volte accadono cose strane. A pochi giorni dal terremoto di maggio dell'Emilia, che fece tremare violentemente e diverse volte anche la Romagna dove vivo, su un giornale locale uscì il seguente titolo in prima pagina: "Gas, pronti tra un anno." 
Leggendo l'articolo, noi abitanti di Faenza, Bagnacavallo, Lugo, Cotignola, Castel Bolognese e Solarolo, scoprivamo di avere nel nostro destino a breve un enorme deposito di gas collocato proprio sotto ai nostri culi. 
Potevamo stare tranquilli, però. L'autore dell'articolo, già nelle prime righe, teneva a rassicurarci che, secondo la società costruttrice dell'impianto (ah beh, allora), non vi sarebbe stato alcun pericolo, nemmeno in occasione di terremoti. Excusatio non petita? 

Per combinazione, proprio in quei giorni, si era riparlato della controversia in Regione attorno al progetto del maxideposito di gas di Rivara della Erg, la cui locazione, per un'altra incredibile coincidenza, si sovrapponeva a quella delle zone colpite dal terremoto.
Ecco che quindi, nonostante la rassicurazione un po' pelosetta invero, vista la fonte non certo disinteressata, l'associazione inevitabile tra l'emergenza terremoto di quei giorni e la prospettiva di ritrovarsi un giorno a vivere sopra un lago di gas, con tutto l'inevitabile immaginario ansioso di fughe, esplosioni ecc., rimaneva inquietante.
Sembrava quasi che il messaggio fosse: "Anche se avete paura perché c'è il terremoto, noi i nostri progetti li  porteremo avanti comunque." A titoli cubitali. Brutta sensazione. 

L'ansia fa diventare sospettosi e si comincia a ricamare al tombolo. Tornavano in mente le parole degli amici emiliani della zona dell'epicentro che avevano raccontato, appena dopo la prima scossa, di quell'acqua fangosa e puzzolente che era uscita dalle crepe apertesi nel terreno, dell'innalzamento del livello dei pozzi e dell'acqua per le strade e fin dentro le case. Avevano raccontato anche  la storia delle trivelle "americane" che, presenti fino al giorno prima, erano poi misteriosamente sparite dopo le prime scosse.
Tutte voci di paese, leggende metropolitane, probabilmente, anche se provenivano da persone che non sapevano affatto cosa fosse il fracking (parola che solo allora cominciava ad incuriosirci).
La storia del megasuperultrafunky bombolone di gas sotto intere città sbattuto in prima pagina, con i nervi dei lettori ancora a fior di pelle per le scosse, non poteva che scatenare la sindrome NIMBY.


In questi casi, per sedare l'ansia, la cosa migliore è informarsi e controllare se c'è veramente da preoccuparsi.
Nei siti delle aziende che fanno ricerche petrolifere e di gas naturale si trovano progetti relativi al territorio italiano, segno che c'è interesse riguardo al nostro paese. Il governo ha manifestato a sua volta l'intenzione di sfruttare nuovi giacimenti sul nostro territorio. Quindi, se non appartiene già al nostro presente, in futuro il fracking, tra le altre tecniche estrattive, potrebbe toccarci.

La Procura di Modena, nel frattempo, ha aperto un'inchiesta sulla possibilità che in Emilia siano state fatte trivellazioni abusive nelle zone interessate dal terremoto.
Dal canto suo, la Regione Emilia Romagna ha chiesto formalmente l'istituzione di una commissione internazionale di inchiesta per indagare sui possibili legami tra perforazioni e tecniche di estrazione di gas naturale e attività sismica indotta. Legame che alcuni studi hanno già trovato, relativamente ad episodi accaduti negli Stati Uniti. Anche i senatori del PD dell'Emilia Romagna hanno presentato un'interrogazione parlamentare sull'argomento rischi legati ad attività di perforazione.

Penso sarà interessante tenere d'occhio le conclusioni di entrambe le inchieste, sperando che siano pienamente rassicuranti circa la sicurezza delle nuove mirabolanti tecniche estrattive e di stoccaggio.
Prima di tutto perché non ci fidiamo dei petrolieri e di chi accetta caramelle da loro, dicendo e scrivendo che assolutamente non c'è pericolo per principio e non perché sanno esattamente di cosa parlano; secondo, perché è giusto cercare risposte quando si hanno dei dubbi. Terzo, perché ne va nelle nostre vite e delle nostre proprietà. Abbiamo già capito che il futuro sarà all'insegna dello Stato che se ne lava le mani, con il cittadino che dovrà provvedere - se ha i soldi per farlo - ad assicurarsi (risate) contro le calamità naturali e non. 
Meglio sapere. O preferite lasciare il vostro destino in mano alle multinazionali? Ricordate una certa Bhopal? Accettate senza  timore caramelle dai petrolieri?

2 commenti:

  1. Anonimo15:09

    Excusatio non peta (trattandosi di gas)

    RispondiElimina
  2. Adetrax20:28

    "Venezuela: esplode maxi-raffineria per una fuga di gas; 26 morti, scoppio udito fino a 100 km."

    Evvai, questa si che è vera shock economy!

    Certo, se uno ha una casetta e poi un terremoto, una fuga di gas durante una trivellazione o da un gassificatore, ecc., gliela rade al suolo che problema volete che sia ?

    Come dice Cetto: "sono tutti cazzi t(u)oi !"

    Però non so per quanto tempo ancora resteranno solo nostri.

    RispondiElimina

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